Aggiornato il 29 mar 2024
Il latte è l’alimento dei piccoli. La mamma lo produce per il proprio cucciolo (bimbo, cagnolino, vitellino, ecc) fino al momento dello svezzamento, per fornirgli tutto ciò di cui ha bisogno nei primi mesi di vita.
Per digerire bene il latte e assorbire tutti i nutrienti necessari per la crescita, l’organismo del neonato produce l’enzima lattasi, che scioglie il lattosio nei suoi due componenti primari: glucosio e galattosio. L’enzima lattasi fa parte di una grande famiglia di enzimi, le galattosidasi, che si occupano della digestione di numerosi carboidrati complessi: non solo lo zucchero dei latticini, ma anche ad esempio quello presente nei legumi.
La lattasi compare nel bambino ancora prima del parto, alla 23esima settimana di gestazione, e raggiunge le massime concentrazioni dalla nascita fino allo svezzamento, quando la dieta del cucciolo esclusivamente a base di latte richiede il suo impiego; poi si riduce gradualmente.
Questo è il motivo per cui di norma, con l’avanzare dell’età, si fa sempre più fatica a digerire il latte, che tende a causare fermentazione intestinale. La variabilità individuale in questo caso è notevole: c’è chi a 6 anni non produce più lattasi e chi a 40 la produce ancora e non ha problemi a digerire il latte. Tuttavia spesso l’assunzione continuativa di latte in persone con scarsi livelli di lattasi può origine a infiammazione intestinale cronica di basso grado, che causa meteorismo e disbiosi.
Un’alterazione delle condizioni di salute intestinale e uno squilibrio nei ceppi batterici dell’intestino sembra alla base di alcune patologie come acne, riniti allergiche, dermatiti e altre problematiche. Ecco perché per esempio in caso di acne molto spesso i dermatologi stanno ora consigliando una terapia integrativa che comprende anche prebiotici e probiotici.
Una distinzione va fatta per quanto riguarda le proteine del latte: infatti quando si riscontrano problemi in seguito ad assunzione di latte e latticini, non sempre si tratta di intolleranza al lattosio (ovvero mancanza di enzima lattasi), ma spesso si può trattare di una reattività alle proteine dei latte (l’80% delle quali sono caseine). Mentre è possibile realizzare prodotti vaccini senza lattosio, è impossibile realizzarne senza proteine del latte, perciò nel secondo caso sarà necessario rivolgersi verso equivalenti vegetali.
Per diagnosticare un’intolleranza al lattosio, occorre sottoporsi a Breathe Test al lattosio o test del respiro all’idrogeno. Il paziente dovrà ingerire una piccola quantità di lattosio. Viene misurato il contenuto del gas idrogeno durante una sua espirazione prima dell’ingestione di lattosio e ad intervalli regolari nelle ore successive. Se la differenza riscontrata supera certi limiti, viene confermata la diagnosi di intolleranza al lattosio. Infatti nei soggetti che non hanno livelli sufficienti di lattasi, il lattosio non viene scisso nei due componenti glucosio e galattosio in grado di passare all’interno del circolo sanguigno, ma rimane nel lume intestinale, dove i batteri tentano di digerirlo producendo idrogeno gassoso.
La preparazione al Breath Test al lattosio prevede di norma il digiuno e l’astensione dal fumo nelle ore precedenti l’esecuzione dell’esame, il consumo di una cena leggera e priva di insaccati e latticini la sera prima, l’interruzione di terapie antibiotiche, probiotiche e lassative almeno nella settimana precedente. Per qualsiasi indicazione comunque è bene rifarsi alle indicazioni del proprio medico o della struttura presso la quale si effettua il Breathe test al lattosio. Per info riguardo i test che facciamo da Innesti e per prenotare la tua analisi, clicca qui e scorri fino a Breath Test al Lattosio.
Lo stesso vale per l’assunzione di integratori o altri rimedi che permettono di alleviare i sintomi dell’intolleranza al lattosio o dell’infiammazione intestinale da latte e latticini:
- Integratori a base di lattasi, più specifici, o di alfa- e beta-galattosidasi, se i disturbi sono legati alla digestione anche di altri carboidrati complessi
- Riduzione del consumo di omega 6 proinfiammatori, contenuti per esempio negli alimenti confezionati, nell’avocado, nei semi di lino e nella frutta secca, e aumento del consumo di omega 3 presenti nel pesce azzurro, nelle alghe, nei semi di chia, nelle noci, negli ortaggi a foglia verde, e in numerosi integratori
- Alcuni gemmoderivati come: Rosmarino MG, Mirtillo nero MG, Noce MG, Magnolia officinalis MG
- Alcune tinture madri (non sotto i 12 anni) come: Piantaggine TM o Lavanda TM
- Carbone vegetale, solo in caso di effettivo bisogno e solo per 3-4 giorni, solo se non si assumono altri farmaci
- Simeticone o altre sostanze simili che assorbono i gas intestinali
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