Aggiornato il 06 lug 2023
La parola “diabete” deriva dal greco e significa “elevato scorrimento”. Ma di che cosa? Viene naturale pensare a qualcosa che riguardi lo zucchero nel sangue, così abituati come siamo a considerare il diabete come una sorta di peggioramento di una iperglicemia, ovvero di una elevata concentrazione di zuccheri nel sangue.
E invece no. Quello che è comune a tutti i tipi i diabete è un elevato scorrimento dei liquidi attraverso i reni, quindi un aumento della produzione di urine.
Esiste un tipo di diabete chiamato “diabete insipido” che non ha nulla a che vedere con la concentrazione di zuccheri nel sangue né con la funzionalità del pancreas, ma in cui si ha un'elevata sensazione di sete e necessità di bere (in gergo, polidipsia) e una elevata produzione di urine (poliuria).
Questi due sintomi sono comuni al ben più noto “diabete mellito”, quello appunto caratterizzato da iperglicemia, resistenza insulinica e in alcuni casi compromissione della funzionalità del pancreas.
Le cause del diabete insipido non sono ancora state completamente indagate, ma si tratta per lo più di una patologia idiopatica da cause ignote, oppure derivata da malformazioni genetiche, interventi chirurgici, farmaci, patologie infiammatorie o tumorali, traumi cerebrali.
A livello del sistema nervoso centrale, in particolare a livello di una piccola ghiandola chiamata ipofisi, si ha una ridotta secrezione di un ormone detto ADH o ormone antidiuretico o vasopressina. Come possiamo intuire dal suo nome, questo ormone legge quando la pressione arteriosa è troppo bassa e va a ridurre la produzione di urine e ad aumentare la costrizione dei vasi al fine di aumentare di nuovo la pressione fino a valori all'interno della norma. Se l'ipofisi ne produce troppo poco o se i reni rispondono male a questo ormone, allora è facile comprendere come aumenterà il flusso delle urine, portando a quell'”elevato scorrimento” caratteristico del diabete.
Un tempo, quando ancora le analisi del sangue e gli esami diagnostici non erano disponibili, i medici utilizzavano metodi differenti per arrivare alle loro diagnosi. Tra questi metodi, vi era anche l'assaggio delle urine. Quando un paziente si presentava in studio lamentando un costante desiderio di bere e una abbondante produzione di urine, il suo medico assaggiava le sue urine: se erano troppo dolci, ovvero troppo ricche di glucosio, la diagnosi era di diabete mellito. Se invece il gusto non virava al dolce, si parlava di diabete insipido (che significa appunto che nelle urine non veniva riscontrato nessun sapore caratteristico).
A oggi, l'unica cura disponibile per il diabete insipido è la somministrazione di pastiglie a base dell'ormone ADH, talvolta associato ad altri farmaci che aiutino a tenerne sotto controllo i sintomi.
Tutt'altra cosa è il diabete mellito, un'alterazione metabolica caratterizzata da iperglicemia, ovvero eccesso di zuccheri nel sangue. A seconda delle cause scatenanti, individuiamo un diabete mellito di tipo 1 o insulino-dipendente (circa il 25% dei pazienti) e un diabete mellito di tipo 2 o non insulino-dipendente (75% dei pazienti).
La causa del diabete mellito di tipo 1 è la distruzione di un determinato tipo di cellule del pancreas su base autoimmune, cellule responsabili della produzione di insulina. Si manifesta già in giovane età e la soluzione è la somministrazione di insulina.
Il diabete mellito di tipo 2 invece compare solitamente in soggetti di età più avanzata, solitamente con una predisposizione genetica ma poi scatenato da fattori come alimentazione e stile di vita, comunque diversi dall'autoimmunità. Il pancreas in questo caso produce insulina ma questa non funziona, perché i tessuti bersaglio dell'insulina sviluppano una resistenza alla sua azione, chiudono le orecchie al suo messaggio. Vi sono diversi farmaci che aiutano a tenere sotto controllo il diabete mellito di tipo 2, tra cui la celebre metformina. Ma dei farmaci antidiabetici e coadiuvanti delle complicazioni di questa patologia parleremo in un altro articolo.
La buona notizia è che il diabete di tipo 2 può essere prevenuto e modulato, quando abbiamo le prime avvisaglie, con accorgimenti nello stile di vita e l'aiuto di rimedi naturopatici. Gli stessi che possono ridurre le complicazioni e le dosi di farmaco richieste quando si è già in terapia.
Tra gli alimenti da prediligere abbiamo: alghe soprattutto wakame, pseudocereali come grano saraceno, quinoa e amaranto, legumi, mirtilli (detti “insulina vegetale”), semi di sesamo, girasole e zucca, cannella, grassi buoni per rallentare il picco glicemico.
Tra gli oligoelementi, l'associazione di zinco, nichel e cobalto va a riequilibrare un terreno dismetabolico.
Tra gli adattogeni, il gynostemma è nella maggior parte dei casi il più indicato.
Tra i macerati glicerinati, ricordiamo il mirtillo, il nocciolo, il rovo e il gelso.
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